LA SETTIMANA INCOM
1952 – b/n – 1’20”
la Incom decise di proporre una chiusura del cerchio, un “ritorno sul luogo del delitto”, così tornarono nel luogo dov’era iniziato tutto: la rotta di Occhiobello. Ciò conferì alle vicissitudini dei protagonisti (polesani e istituzioni) il senso della ineluttabilità del proprio destino, malgrado le più tremende avversità. L’occasione[1] venne data dal ministro dei Lavori pubblici Salvatore Aldisio che, con il presidente del magistrato alle Acque, tornò a far visita ai cantieri di Occhiobello. Nel filmato le due autorità, su un trenino aperto, in un giorno nebbioso, visitarono i lavori di chiusura della falla di Occhiobello. Notari riferì i dati di quanto fu fatto fino a quel momento: «Al cantiere di Malcantone si lavora alacremente: 1800 operai, 360000 metri cubi di terra in movimento, un milione e mezzo di quintali di pietrame e 746 milioni di spesa per il primo intervento, più di un miliardo per la chiusura definitiva». Le immagini si spostarono quindi nel basso Polesine, dove la situazione sembrò essere più indietro rispetto ad Occhiobello. L’ultima inquadratura, mentre Notari espresse la speranza di una “semina” per fine maggio, fu una scritta fatta con la tinta bianca su un muro: «Il nostro paese non deve rimanere palude».
[1]La Settimana Incom 00735 – 06/03/1952 – Il ministro Aldisio nel Polesine.