LA SETTIMANA INCOM
1957 – b/n – 1’17”
Il 27 giugno, la Settimana Incom uscì con il cinegiornale “L’acqua mangia la terra”[1]. La confezione fu quella classica, di sempre. Il testo, inserito fuori campo con il sottofondo di una musica altamente drammatica, fu costruito secondo uno schema ormai noto e letto con lo stesso tono deciso e nervoso, in stile Notari: «È dato il tragico allarme! L’ora X degli argini è scoccata. Da giorni e giorni si vigilava il Po al delta: era ingrossato a dismisura. Fra Ariano Polesine e Ca Vendramin ecco aprirsi una grossa falla nella prima linea di difesa. Ecco le acque irrompere nei campi, mangiare inesorabilmente la terra, proprio mentre era rigoglioso il raccolto dopo la tragedia degli anni scorsi. L’uomo sembra impotente contro questo flagello biblico delle acque eppure lotta titanicamente a salvare il possibile: le famiglie, le masserizie, il bestiame. Le tristi drammatiche scene di sempre». Tutto fu riportato esattamente con lo schema di sei anni prima: il mostro, la popolazione che lottava come Davide contro Golia, il dramma. A una prima lettura veloce sembrava mancasse l’eroe, lo Stato, ma non si fece attendere: «Arriveranno i tecnici, lo Stato spenderà miliardi in soccorsi e opere nuove. Sanno di esodo disperato questi accampamenti di fortuna, questi boschi divenuti pascoli e stalle. C’era il grano appena mietuto nei campi invasi dalle acque, divenuti limacciosa laguna. I contadini con tenacia, senza una lacrima né un lamento, portano i covoni all’asciutto, perché il sole consenta di recuperare il pane per domani». Anche i vocaboli erano gli stessi del 1951; e il finale si rivelò in pieno stile Incom: «È una lotta silenziosa che fa venire un nodo alla gola. È oro questo che si sta salvando. In tanta calamità anche una spiga vale un tesoro».
[1]La Settimana Incom 01551 – 27/06/1957 – L’acqua mangia la terra