notiziario Nuova Luce
1946 – b/n
LINA MERLIN
Nel mese di aprile, sugli schermi, per la prima volta apparve un personaggio politico femminile, ormai adottato in Polesine tanto da considerarla “polesana ad honorem”: Lina Merlin [1]. L’occasione fu il 24° Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano di unità proletaria, documentato da un breve documentario [2] e da un cinegiornale [3].
[1] Lina Merlin – politico. Nacque il 15 ottobre 1887 a Pozzonovo, presso Padova, da Fruttuoso, segretario comunale, e da Giustina Poli, insegnante. Trascorse l’infanzia e la giovinezza a Chioggia, dove frequentò l’istituto delle suore canossiane, conseguendo nel 1907 il diploma di maestra elementare. Nell’aprile del 1914 ottenne presso la facoltà di lettere dell’Università di Padova l’abilitazione all’insegnamento del francese nella scuola media di primo grado, ma, nutrendo un profondo interesse per l’educazione dei fanciulli, preferì continuare a insegnare nelle scuole elementari. Nel 1919 si iscrisse al Partito socialista italiano (PSI), al cui interno si batté per la costituzione di una sezione femminile. Si impegnò in particolare nell’attività pubblicistica, collaborando al settimanale socialista padovano L’Eco dei lavoratori e al periodico La Difesa delle lavoratrici, fondato nel 1912 da Anna Kuliscioff, con articoli sulla condizione delle donne, il diritto di voto, il lavoro femminile, la prostituzione. Nel marzo 1926, per essersi rifiutata di prestare il giuramento di fedeltà al regime fascista, la Merlin venne allontanata dall’insegnamento. Il successivo 24 novembre fu condannata dal Tribunale speciale a cinque anni di confino, che scontò in Sardegna, dapprima a Dorgali, poi a Orune, a Isili e quindi a Nuoro. Ottenuta una riduzione della pena, il 24 novembre 1929 poté rientrare a Padova. Nel 1930 si trasferì a Milano, dove si guadagnò da vivere impartendo lezioni private di francese. Durante il soggiorno milanese incontrò il medico ed ex deputato socialista polesano Dante Gallani, che divenne suo marito nel 1933, ma questi morì appena tre anni dopo. Nel capoluogo lombardo la Merlin partecipò alla lotta antifascista e ospitò nella sua casa diversi incontri clandestini di dirigenti socialisti come S. Pertini, L. Basso e R. Morandi. Dopo l’8 settembre 1943 prese parte alla Resistenza e alla fondazione dei Gruppi di difesa della donna (GDD) e per l’assistenza ai combattenti per la libertà. Nel 1944 fu tra le fondatrici dell’Unione donne italiane (UDI), di cui fu presidente nel 1947, nel 1949 e nel 1953. Il 27 aprile 1945 venne nominata vicecommissario alla Pubblica Istruzione nel Comitato di liberazione nazionale (CLN) della Lombardia. Il 29 giugno fu chiamata a far parte della direzione nazionale del partito socialista, in qualità di responsabile della commissione femminile. Il 2 giugno 1946 repubblicana fu membro della commissione Istruzione pubblica e belle arti. Rieletta al Senato il 7 giugno 1953, nel collegio elettorale di Rovigo, nella II legislatura fece parte, oltre che della commissione Istruzione, della commissione Lavoro, emigrazione, previdenza sociale. Il 6 agosto 1948 aveva presentato in Senato un disegno di legge per l’abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e la conseguente soppressione delle «case di tolleranza». Nonostante l’iniziativa della Merlin incontrasse il favore di un vasto schieramento politico – soltanto la destra neofascista e monarchica era contraria – e fosse in linea con l’orientamento dell’Organizzazione delle nazione unite (ONU, di cui l’Italia aspirava a far parte), l’iter parlamentare del disegno di legge fu straordinariamente lungo e tormfu eletta all’Assemblea costituente nel collegio unico nazionale per il Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP). Alla Costituente fece parte della Commissione dei settantacinque, incaricata di redigere la bozza della costituzione repubblicana e partecipò ai lavori della terza sottocommissione sui diritti e doveri economico-sociali. Il 18 aprile 1948 la Merlin venne eletta al Senato nel collegio di Adria e nel corso della I legislatura entato. Il dibattito fece emergere arretratezze culturali, ipocrisie, moralismi e fu caratterizzato nelle aule parlamentari e nella stampa da attacchi ingiuriosi e pesanti sarcasmi all’indirizzo della Merlin. Era l’anticipo dell’accoglienza che sarebbe stata riservata alla legge, dopo la sua definitiva approvazione il 20 febbraio 1958 e l’entrata in vigore alla mezzanotte del successivo 20 settembre, un evento che segnò una svolta nel costume italiano. Un’altra legge di grande civiltà, voluta con estrema determinazione dalla Merlin, portò alla cancellazione dai documenti anagrafici della dicitura «N.N.» che discriminava i figli di genitore non identificato. La Merlin profuse grande impegno in favore delle popolazioni del Polesine, in particolare dopo la disastrosa alluvione del 1951, sostenendo la necessità della bonifica integrale del territorio. Eletta, il 25 maggio 1958, alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Verona-Padova-Vicenza-Rovigo, con 7786 voti di preferenza, nella III legislatura repubblicana fece parte della commissione Igiene e sanità e, dal 14 febbraio 1963, della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia. Nell’ottobre 1961 i crescenti dissidi con i vertici del PSI polesano e nazionale e l’insofferenza nei confronti della rigida disciplina d’apparato la indussero a dimettersi dal partito e, al termine della legislatura, a lasciare la politica attiva. Tornò alla ribalta nel 1974, allorché prese posizione a favore della indissolubilità del matrimonio ed entrò a far parte del Comitato nazionale per il referendum sul divorzio. La Merlin morì a Padova il 16 agosto 1979. – www.treccani.it/enciclopedia
[2] Repertorio Luce Venezia – 11-17 aprile 1946 – Girato per un filmato che documenta alcuni momenti del “24° Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano di unità proletaria”
[3] Notiziario Nuova Luce NL010 – 1946 – Firenze. Teatro Comunale: il 24° congresso nazionale del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria