LA SETTIMANA INCOM
1951 – b/n – 2’18”
Nel novembre 1951 fu la Settimana Incom ad interessarsi al tema della poca cultura con il giornale “Condizioni degli abitanti della zona e applicazione della riforma agraria nelle terre che stanno per essere bonificate”[1]. Fu la risposta di uno Stato che pareva non lasciare nulla al caso. Notari, sopra immagini che sembrarono già viste, introdusse così l’argomento: «Man mano che si avvicina al mare, il delta del Po lascia emergere, tra le ramificazioni del fiume, terre palustri ed indigenti. Qui tocca vivere di pesca e tenere da conto reti e nasse. Non c’è margine di guadagno per rinnovare le attrezzature. Quelle che sorgono da queste parti sono case per modo di dire: capanne di paglia dove nascono i figli, si fa il bucato, si cuoce la zuppa. Ma quando è sera e le anatre sanno dove posare le piume, quando sotto la lampada moglie e figlie rattoppano la biancheria, gli uomini si rimediano sulla barca il loro letto. L’ora del buio, specie nei luoghi desolati, è quella in cui si apprezzerebbe di più il vantaggio di essersi fatti una famiglia, ma questi devono trovarsi per tempo a riprendere la pesca. Nell’entroterra si sta un po’ meglio. Qui si estendono le risaie e i cosiddetti casoni accolgono le famiglie agricole: un po’ di aia, muri di mattoni, tetti di falasco. La vista si conforta, ma le cifre sono severe: su 158000 persone solo 30000 hanno un rapporto stabile con la terra. Per gli altri perfino i bunker sopravvissuti alla guerra si sono dovuti trasformare in abitazioni di fortuna. L’80% sono braccianti immobili. Eppure è gente che sa lavorare! Bella e forte… e perfino allegra». Dopo quest’analisi il servizio mostrò queste persone che partirono dalle loro abitazioni per raggiungere Pomposa, per prendere notizie della nuova riforma agraria. Lì trovarono un ingegnere che spiegò loro il nuovo progetto di bonifica che stava per essere reso esecutivo. Alcuni lavori erano già iniziati. Tutto ciò «affinché ciascuno abbia non solo il pane, ma un più pieno senso della propria dignità di uomo» – sottolineò lo speaker della Incom, che concluse: «Terra non ce n’è ancora per tutti. Su 20000 ettari solo 12000 sono coltivati, gli altri bisognerà conquistarseli. Un’opera che assorbirà grandi e redditizie giornate lavorative finché paludi e valli saranno ridotte, tra i campi, ad acque irrigue». L’impostazione delle parti video fu, naturalmente, a carattere descrittivo. La speranza era viva e, malgrado alcune facili analogie col passato, la differenza stette nei tempi di risposta del governo e da un diverso approccio con l’analisi del problema. Questo servizio filmato infuse una speranza realistica, non nascondendo i grossi problemi esistenti e chiedendo l’aiuto dei lavoratori. Ammise i propri limiti: non poteva, da solo, il potere centrale risolvere i problemi di tutti. Decise di apparire come un padre che dava una mano al figlio in difficoltà, purché il giovane si tirasse su le maniche e contribuisse al risultato finale positivo. Una sorta di buon padre educatore che insegnava un antico adagio d’impronta calvinista: aiutati che il ciel t’aiuta. Si riteneva che la vita e la salvezza fossero predestinate e che se l’uomo avesse dimostrato buona volontà, per riconoscenza, sarebbe stato aiutato. Lo insegnavano gli anziani facendo riferimento al precetto della Bibbia che invitava l’essere umano a non invocare Dio invano. Vivere in società doveva risultare anche scambiare emozioni, sentimenti con empatia, con umiltà e ricercare il piacere di aiutarsi reciprocamente. Nel momento in cui allo Stato era dato il modo di migliorare la situazione di persone in difficoltà si sentiva fiero, utile e più disponibile. Il messaggio ebbe una contropartita: non bisognava dimenticarsi che l’aiuto dato in quel momento, quasi certamente poi ci sarebbe stata la possibilità di essere offerto in futuro. Il cinegiornale, per ironia della sorte, fu presentato il 16 novembre 1951, cioè due giorni dopo la rotta di Occhiobello che allagò tutto il Polesine.
[1] La Settimana Incom 00673 – 16/11/1951 – Colonizzazione del delta padano.Condizioni degli abitanti della zona e applicazione della riforma agraria nelle terre che stanno per essere bonificate.